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jacopo foggini
 
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jacopo foggini Milano est

jacopo foggini Milano est

 

Incontro quasi casuale con Jacopo Foggini

Via Sannio 24 è un altro indirizzo obbligatorio nel Fuorisalone: la particolarità della via chiusa, i capannoni industriali dismessi, la stazione e il ponte ferroviario, il pub inglese, la casa di ringhiera, ne fanno un angolo molto particolare e interessante per i “creativi”. In primis gli architetti Mendini che qui, nel grande cortile sterrato sotto il livello della strada hanno il loro studio.

 

Al 24 dunque andiamo a visitare la Galleria Jacopo Foggini dove sono esposte le ultime creazioni di luce di Jacopo Foggini; un’altra sua gigantesca opera, l’Acrylic jungle della foto di prima pagina, l’avevamo ammirata in mostra nel “Paradiso Terrestre”.
Oltre a vedere i suoi lavori, abbiamo avuto visto anche l’autore (giovane e aria sbarazzina) e abbiamo colto al balzo l’opportunità di conoscerlo e di fargli qualche domanda un po’ improvvisata. Ci siamo considerati fortunati dell’incontro, dato che per lavoro Foggini è all’estero per il 90% del suo tempo. Per il resto vive qui, in via Sannio 24, sopra la Galleria: in tutto cinque livelli, di dimensioni ridotte, sperando che si liberi ancora qualche monolocale nella casa…..
Mentre la Galleria è aperta solo da qualche anno, lui abita qui ormai da dieci anni, all’inizio trovandosi un po’ spaesato, poi affezionandosi a quest’angolo di città. Sa che adesso cambierà tutto qui? Sì, lo sa: “Non conosco bene i progetti, spero che l’area possa migliorare; c’erano dei capannoni industriali che potevano essere recuperati, un’operazione come quella di Prada in via Isarco.”
Ci vogliono tanti soldi….. Però ci sarà anche un bel parco…… “Speriamo che sia bello, i parchi a Milano non lo sono particolarmente” Le piacciono le lampade di corso Lodi? “No. A Milano la bellezza che si trova durante la settimana del design poi si perde, non resta niente in città.”
E il Centro commerciale qui vicino? “Non mi piace, lo trovo brutto e non ci vado: sono andato il primo giorno e poi basta. Io sono un po’ legato al passato…..”
Vogliamo però anche sapere qualcosa delle sue opere luminose, così particolari. Alla base di tutto c’è il metacrilato, un materiale normalmente utilizzato per produrre i catarifrangenti delle automobili: Foggini ne sperimenta le qualità cromatiche ed estetiche lavorandolo a 200 gradi di temperatura, quando si riduce ad un filamento che viene da lui modellato con le mani fino a creare forme luminose e labirinti di fili.
“Il mio laboratorio è qui vicino, in fondo a via Tertulliano: ho qualche assistente, ma i pezzi li creo con le mie mani e sono tutti pezzi unici, se vuole una volta le faccio vedere il laboratorio.” Invito accettato. I lettori nel frattempo accettino il nostro invito di visitare la Galleria Foggini: è aperta tutti i giorni e vedrete delle cose sicuramente sorprendenti. S.A.

 


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